La Galleria 360 di Firenze è lieta di presentare ARTE DONNA, una mostra dedicata al talento e alla creatività delle donne artiste. L’inaugurazione sarà la vigilia dell’8Marzo, giornata internazionale della donna e infatti l’esposizione esplora il ruolo della figura femminile nell’arte attraverso le opere di artiste contemporanee, che con il loro linguaggio unico e innovativo sfidano stereotipi e aprono nuovi orizzonti espressivi. ARTE DONNA sarà visitabile dal 7 al 30 marzo, offrendo al pubblico un’occasione per celebrare il contributo femminile alla storia dell’arte, spesso troppo celato; infatti la figura femminile ha sempre occupato un ruolo centrale nell’arte, rappresentata in modi diversi a seconda delle epoche e delle culture.
Dalla Venere di Willendorf, simbolo di fertilità preistorico, alle Madonne rinascimentali, fino alle avanguardie del Novecento, la donna è stata musa, simbolo di bellezza, maternità, sensualità, ma anche di forza e ribellione. Tuttavia, per secoli, le donne non hanno avuto accesso alla formazione artistica e al riconoscimento nel mondo dell’arte, rimanendo spesso nell’ombra di artisti uomini.
Durante il Rinascimento, l’arte era dominata da uomini e poche donne riuscivano a emergere. Sarà con l’inizio del ‘600 che emergerà la figura di spicco di Artemisia Gentileschi, nuova e innovativa pittrice, esempio di straordinario talento e determinazione. In un’epoca in cui le donne erano escluse dalle accademie e spesso dipingevano solo soggetti “femminili” come nature morte e ritratti, Artemisia riuscì a imporsi con opere di forte impatto drammatico e narrativo.
Nel XIX secolo, con il cambiamento delle strutture sociali e l’inizio dei movimenti femministi, le donne artiste cominciarono a ottenere maggiore visibilità. Berthe Morisot e Mary Cassatt furono tra le poche donne a far parte del movimento impressionista, con uno sguardo sensibile sulla quotidianità femminile. Frida Kahlo, nel XX secolo, rese il suo corpo e la sua esperienza personale il centro della sua arte, trasformando il dolore e la sofferenza in immagini potenti e rivoluzionarie.
Il Novecento e il contemporaneo hanno visto un crescente numero di artiste emergere con stili e linguaggi innovativi. Da Marina Abramović, pioniera della performance art, a Cindy Sherman, che con i suoi autoritratti ha esplorato l’identità e il ruolo della donna nella società, le artiste hanno ridefinito il panorama artistico, rompendo stereotipi e conquistando spazi prima preclusi.
Oggi, le donne sono presenti in ogni ambito dell’arte, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all’installazione, rivendicando un ruolo che troppo stesso è stato negato. La cura di Angela Fagu metterà in luce tutto ciò, presentando un dialogo tra artiste che indagano sul loro ruolo e quello dell’arte, riflettendo inoltre sulla figura femminile: non è più solo oggetto di rappresentazione, ma soggetto attivo e protagonista.
La serata inaugurale vedrà la partecipazione del critico e storico dell’arte Daniele Franchi, che presenterà i lavori in galleria e condividerà con il pubblico le storie e le ispirazioni dietro loro opere.
L’evento includerà anche un rinfresco e una performance musicale dal vivo, che contribuirà a creare un’atmosfera accogliente e stimolante. La Galleria 360 si conferma così un luogo di incontro e di scambio culturale, dove l’arte contemporanea trova un palcoscenico ideale per esprimersi e per interagire con il pubblico.
– Judith Stone è un’artista americana nota per il suo lavoro su carta con tecniche miste, principalmente il disegno a grafite. Nata a Boston e cresciuta a New York, ha studiato letteratura al Vassar College e ha conseguito un Master ad Harvard, prima di dedicarsi all’arte. Ha ottenuto un Master in Belle Arti presso l’Università del Colorado a Boulder. Il suo lavoro esplora l’architettura, la trasformazione urbana e la memoria e le fasi transitorie dell’ambiente costruito, spesso integrando fotografie e materiali trasparenti come il plexiglas. Ha vissuto e insegnato in diverse città, tra cui Tokyo, Philadelphia e Burlington, e ha viaggiato ampiamente in Europa, Israele e Giappone.
Parallelamente alla sua carriera artistica, Judith ha insegnato per molti anni letteratura americana e britannica, storia dell’arte, del design e dell’architettura in diverse università negli Stati Uniti e all’estero. A questo si unisce anche una passione per i viaggi che sono divenuti esperienze di vita e hanno arricchito la sua prospettiva artistica e influenzato le tematiche delle sue opere. I suoi fanno parte di collezioni pubbliche e private negli Stati Uniti e in Giappone. È stata artista residente alla MacDowell Colony ed è inclusa in pubblicazioni come “Who’s Who in American Art” e “Who’s Who in American Women”.
– Angela Thouless è un’artista e designer scozzese, laureata in Pittura presso la Gray’s School of Art nel 1999, seguita da un Master in Arte e Design nel 2000. Il suo lavoro trae ispirazione dagli ambienti urbani e dalla street art delle città europee, con particolare attenzione alle texture, ai pattern e alle superfici della vita cittadina.Nel 2012, durante un viaggio ad Amsterdam, Angela ha sviluppato una passione per l’arte urbana, affascinata dalla natura spontanea e transitoria della street art e dalla sua multiculturalità. Questa esperienza ha influenzato profondamente la sua produzione artistica. Una delle sue serie più note è quella delle “Spray Can Tribal Masks”, in cui combina elementi della street art con l’estetica tradizionale delle maschere tribali, utilizzando bombolette spray riciclate come tela. Questa serie celebra la diversità culturale e promuove un senso di unità, sottolineando che, nonostante le differenze, apparteniamo tutti a una “tribù” umana. Nel 2019, Angela ha lanciato il brand di t-shirt unisex “Tribe All”, che presenta le sue opere ispirate alle maschere tribali. Come designer, ha partecipato a eventi come l’Aberdeen e il Milan Fashion Week. Le sue creazioni sono apparse su riviste come Elle Decoration, Red e House & Garden, mentre le t-shirt sono state presentate su GQ, Wired, Harper’s Bazaar, Esquire, Elle, Cosmopolitan e Vogue. Angela ha esposto le sue opere nel Regno Unito, in Europa e in Nord America, continuando a esplorare e celebrare la diversità culturale attraverso l’arte e il design.
– Inga Ryan è un’artista irlandese con una grande passione per la lingua e la cultura italiana. Dopo aver partecipato a numerose mostre collettive, ha presentato la sua prima mostra personale nel 2023, ottenendo un enorme successo. Specializzata in natura morta e paesaggi, Inga è attualmente affascinata dal tema delle persone nell’acqua, infatti ne esplora il movimento e le dinamiche in una dimensione unica e coinvolgente.
Il suo lavoro è una celebrazione della vita e un’esplorazione del colore e del movimento. Attraverso la serie Under Water, ispirata a La piscina di Henri Matisse, cattura momenti ambigui e carichi di tensione emotiva.
Gli spettatori diventano voyeur di scene enigmatiche in cui amore e paura, fragilità e forza, giocosità e minaccia si fondono.
L’artista ricerca una coinvolgente condivisione con il pubblico, attraverso il suo viaggio artistico iconico che indaga una dimensione ovvia e allo stesso tempo inconsueta, continuando a trasformare esperienze immateriali in opere di potente impatto visivo.
– Cristina Maria Savin (nata nel 1989, Salonta, Romania) è una pittrice visionaria il cui lavoro unisce simbolismo, surrealismo ed una profonda esplorazione della psiche. Laureata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, indaga le forze invisibili che plasmano l’esistenza, intrecciando forme ancestrali, figure antropomorfe e vibranti contrasti cromatici in composizioni dinamiche e oniriche.La sua arte è un viaggio sensoriale, dove l’emozione scorre liberamente sulla tela, trascendendo la figurazione tradizionale per rivelare il ritmo pulsante della vita stessa. Le forme si intrecciano, si dissolvono e si rigenerano, incarnando i cicli eterni della natura, della memoria e del subconscio. Con una tecnica caratterizzata da pennellate fluide e trasparenze luminose, Savin crea un linguaggio visivo che sfuma i confini tra razionalità e istinto, immergendo lo spettatore in spazi infiniti di contemplazione. Attraverso mostre come Cyclic Genesis, Savin introduce una narrazione profondamente personale ma universale, invitandoci a esplorare l’intangibile, a scorgere oltre il visibile e a connetterci con i misteri più profondi dell’esistenza.